«Il pistolero di Barcellona e il funzionario di Madrid». Socialisti e repubblicani di fronte alla Seconda repubblica spagnola (1931-1936)
Parole chiave:
Seconda repubblica, antifascismo, socialisti, repubblicani, esilioAbstract
Tra socialisti, repubblicani, giellisti e militanti della LIDU italiani l’avvento della Seconda repubblica spagnola suscitò, come era comprensibile, un immediato entusiasmo; anticipando di qualche anno il famoso appello di Carlo Rosselli del 1937 «oggi in Spagna, domani in Italia», tra gli antifascisti in esilio si diffuse la speranza che la svolta progressista spagnola potesse fungere da detonatore per una ripresa della lotta democratica nel nostro paese. La sconfitta nelle elezioni del novembre 1933 portò a una discussione all’interno dello schieramento sui limiti e sulle impotenze dell’esperienza di centro-sinistra tra chi reputava il governo di Azaña poco rivoluzionario soprattutto da un punto di vista sociale, e chi lo accusava invece di aver spaventato una certa opinione pubblica moderata assecondando il massimalismo di Largo Caballero e alcune posizioni anticlericali degli anarchici. Dopo la nuova vittoria nel febbraio ’36, gli esuli italiani condivisero l’idea che il Fronte Popolare non dovesse fermarsi a contemplare il mero dato elettorale decretante la sconfitta delle forze conservatrici, ma dovesse accelerare sul terreno delle riforme come non aveva colpevolmente fatto prima. Nel presente intervento si intende ricostruire tale dibattito, a cui parteciparono tra gli altri Aurelio Natoli, Carlo Rosselli, Fernando De Rosa, Luigi Campolonghi, Emilio Lussu.
Ricevuto: 10-03-2013
Dowloads
Pubblicato
Fascicolo
Sezione
Licenza
Copyright (c) 2014 Istituto di studi storici Gaetano Salvemini, Torino
Questo volume è pubblicato con la licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.